Tra le eccellenze del made in Italy è molto difficile dimenticarsi del vino, la cui produzione è un vanto per il nostro Paese. Si sprecano le località italiane dove si produce dell’ottimo vino, dal nord al sud, passando per il centro, il Belpaese è un concentrato di vigneti e di ottima uva. A caratterizzare gran parte del vino italiano sono la genuinità, la qualità e la capacità dei produttori nostrani di mettere in campo esperienza e segreti del mestiere.
Nonostante un’offerta industriale altamente soddisfacente, però, diversi consumatori preferiscono il vino fatto in casa, una vecchia tradizione che si tramanda di generazione in generazione.
Vino fatto in casa: i passaggi da seguire con estrema attenzione
Per un buon risultato con il vino fatto in casa va messa al bando ogni forma di improvvisazione, al contrario è assolutamente opportuno avere bene in mente tutte le fasi della produzione. Per ottimizzare i risultati, l’impegno e le conoscenze dei segreti del mestiere e degli strumenti da impiegare sono presupposti imprescindibili. Quindi, prima di prendere qualunque iniziativa, è bene cercare di sapere come muoversi per limitare i rischi di errori. Ecco di seguito una serie di passaggi di cui tener assolutamente conto:
- selezionate l’uva accuratamente perché, anche solo alcuni chicchi rovinati, potrebbero compromettere il risultato. Molto più opportuno dedicare qualche minuto in più alla scelta dell’uva che pentirsi successivamente del risultato finale;
- attenti alla prima pigiatura, utile per rompere i chicchi e togliere i raspi;
- raccogliete il succo e le bucce (mosto) in un contenitore capiente;
- a questo punto è l’ora di fare una scelta tra l’acquisto dei lieviti in bustina oppure puntare sulla fermentazione naturale;
- ricordatevi che con la prima opzione dovrete utilizzare della pappa supplementare, generalmente sostanze azotate, per il risveglio dei lieviti;
- aggiungete dell’acido (citrico, tartarico), anche se, nell’incertezza, meglio astenersi;
- lasciare fermentare il mosto per una quindicina di giorni con il contenitore chiuso bene. Le due settimane per la fermentazione sono comunque indicative perché dipende dalla temperatura: il clima freddo addormenta i lieviti, mentre il caldo li risveglia;
- rompete un paio di volte al giorno quello che comunemente viene chiamato il “cappello” di bucce. Un’operazione possibile con l’utilizzo di uno sturalavandino nuovo di zecca e necessaria per rimuovere il cappello formatosi dalla risalita delle bucce, cappello che impedisce l’ossigenazione del mosto;
- utilizzate un mostimetro per conoscere la rimanente quantità di zucchero: la fermentazione si conclude quando l’intera quantità di zucchero presente nel mosto si trasforma in alcol;
- passate due settimane, versate il mosto nella pressa;
- pigiate in maniera soffice e non strizzate le bucce;
- imbottigliate in grosse damigiane, naturalmente dopo aver controllato lo stato di pulizia delle stesse;
- lasciate riposare il vino per qualche mese;
- passate lentamente il vino da una damigiana all’altra per diverse volte, così da lasciare sul fondo i sedimenti, un passaggio necessario per un prodotto più pulito;
- finalmente è arrivato il momento di assaggiare il vostro vino, un modo anche per controllare che non stia per diventare aceto;
- per allontanate il rischio di acidificazioni, aggiungete un po’ di zolfo;
- imbottigliate lentamente il vino in bottiglie lavate con grande accortezza, un’operazione delicata da fare con attenzione per non rimettere i sedimenti in sospensione;
- per chiudere le bottiglie vanno bene anche i tappi in silicone o truciolati, i tappi di sughero hanno un costo decisamente più alto anche se più professionali;
- mettete le bottiglie per diversi mesi, o anche anni, a riposo.
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Vino fatto in casa: gli strumenti assolutamente necessari
Per la produzione ad uso proprio del vino e, al fine di una buona qualità del prodotto finale, oltre a una grande passione e alla conoscenza dei passaggi utili, servono gli strumenti adatti alla causa. Di seguito una serie di attrezzi indispensabili, anche se la cerchia potrebbe essere tranquillamente estesa a strumenti altamente professionali utili a facilitare i compiti ma non necessari. Ecco quelli assolutamente necessari per la produzione del vino fatto in casa:
- rifrattometro: mezzo tramite cui si misura il grado di maturazione dell’uva, permettendo in questo modo la scelta migliore del periodo per vendemmiare;
- pigiatrice: utile per lo schiacciamento dell’uva. In circolazione si trovano di diversi tipi, pigiatrici distinte per materiali di costruzione e funzionalità;
- tino: grande contenitore per la raccolta del prodotto precedentemente pigiato;
- torchio: strumento per pressare le vinacce prodotte durante la pigiatura. In giro esistono attrezzature di diverso genere, dai tradizionali torchi fino a quelli più innovativi come il torchio idraulico;
- mostimetro: il classico strumento per misurare il mosto, tramite cui conoscere il contenuto di zucchero;
- botte di legno o in acciaio: utili per il contenimento del mosto nel corso del processo di fermentazione e durante la maturazione;
- densimetro: un attrezzo per capire il momento della fine della fermentazione;
- alcolometro: serve per misurare il grado alcolico del vino.
Anche senza attrezzi particolarmente sofisticati, è dunque possibile fare un vino in casa buono e molto genuino. Da non dimenticare mai, però, che, al netto della conoscenza dei passaggi e degli strumenti utili, per un buon risultato finale occorre un’uva di qualità. In tale logica, si suggerisce di raccogliere l’uva nel migliore periodo a seconda del vitigno, di non raccoglierla con tanta rugiada oppure subito dopo la pioggia, e di non lavarla prima della pigiatura per evitare la perdita dei lieviti. Inoltre, ricordatevi sempre di effettuare le diverse fasi di produzione in ambienti pulitissimi, areati e liberi da forti odori. Tutti accorgimenti da preventivare per la produzione di un buon vino fatto in casa con le vostre mai, genuino e particolarmente salutare.