La sindrome del colon irritabile

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CHE COS’É?

E’ un disturbo funzionale dell’ intestino molto diffuso, tanto che si stima che ne soffra circa il 20% della popolazione occidentale, con prevalente incidenza nel sesso femminile. Tale disturbo è caratterizzato da dolore addominale diffuso, alterazione dell’alvo, gonfiore e distensione addominale. Nel linguaggio comune viene chiamato “colite” impropriamente, in quanto il suffisso -ite si riferisce specificamente a fenomeni di tipo infiammatorio.

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QUALI SONO LE CAUSE?

Nonostante questa sindrome riguardi milioni di persone, le cause che ne sono all’origine non sono ancora del tutto note.
Le ipotesi più accreditate configurano:
1. un disturbo della motilità intestinale, dovuto ad una contrazione della muscolatura liscia, causato soprattutto dallo stress, ma anche da variazioni ormonali legate al ciclo mestruale o da pasti abbondanti ricchi in grassi.
2. un’ aumentata sensibilità dolorifica a livello del Sistema Nervoso Centrale, anch’essa influenzata dallo stress e dall’ansia.
3. la presenza di un’ eccessiva fermentazione intestinale con conseguente produzione di gas, secondaria ad abitudini alimentari scorrette (dieta troppo ricca in grassi o povera in fibra) o a vere e proprie intolleranze alimentari ( per es. al lattosio).

SINTOMI

1. dolore o fastidio addominale diffuso, spesso crampiforme, che generalmente si attenua con la defecazione.
2. alterazioni dell’alvo, quali diarrea e stipsi (spesso a periodi alterni), feci nastriformi o caprine.
3. gonfiore addominale con meteorismo, flatulenza, borborigmi e difficoltà digestive.
4. sforzo eccessivo per defecare o, al contrario, bisogno impellente di evacuare (soprattutto al mattino).

Chi soffre di colon irritabile va incontro a FASI ACUTE, caratterizzate dalla presenza dei sintomi descritti, alternate a FASI SILENTI, in cui la funzionalità intestinale è normale.
La fase acuta può essere favorita da situazioni stressanti come impegni scolastici, lavorativi, disagi personali, ansia e depressione.

TRATTAMENTO

La variabilità della sintomatologia, e soprattutto l’incertezza relativa alle cause di tale sindrome, rendono quanto mai difficile individuare una strategia terapeutica COMUNE a tutti i pazienti.
Di solito il trattamento del colon irritabile è SINTOMATICO, ovvero finalizzato ad alleviare i disturbi e a limitare le ricadute.
Si debbono prendere in considerazione 3 modalità terapeutiche:

intervento psicologico/comportamentale. Si basa essenzialmente sull’ instaurazione di un rapporto di fiducia e collaborazione col medico curante, il quale potrà consigliare l’utilità di tecniche per alleviare la tensione e ridurre l’emotività (training autogeno, ipnosi, psicoterapia, agopuntura…) o consigliare il ricorso ad una blanda terapia ansiolitica o sedativa.

intervento farmacologico. Si basa principalmente sull’impiego di farmaci RILASSANTI della muscolatura liscia intestinale, allo scopo di alleviare lo spasmo e il dolore.
L’efficacia di tali farmaci tende però ad esaurirsi col tempo, per cui non vanno somministrati per lunghi
periodi e , comunque, sempre sotto srtetto controllo medico.

UN AIUTO DALLA NATURA

Recentemente sono stati riportati buoni risultati anche con preparati a base di menta piperita, che avrebbe proprietà in grado di alleviare gli spasmi e il gonfiore addominale. Altri elementi naturali utili sono il cumino, il finocchio e la camomilla.

intervento nutrizionale.
E’ noto che alcuni alimenti scatenano o aggravano i sintomi addominali (per es. i legumi, la frutta secca, i cibi fermentati, i cibi piccanti, l’ alcool, bevande come caffè, the e cioccolata che stimolano la motilità intestinale).
Il ruolo del latte e dei suoi derivati nell’estrinsecazione del colon irritabile è molto controverso. Il colon irritabile può essere associato a intolleranze alimentari, in particolare a quella al lattosio. Questa intolleranza è provocata dalla carenza di un enzima, la lattasi, in grado di demolire il lattosio, uno zucchero presente nel latte. Il lattosio, non potendo essere digerito, viene fermentato dai batteri intestinali, producendo gas e provocando diarrea.

ATTENZIONE!

Nello yoghurt e in alcuni tipi speciali di latte (appunto “de-lattosati”) il lattosio risulta predigerito, quindi tali prodotti possono essere consumati non provocando, nella maggior parte dei casi, disturbi e intolleranze se introdotti gradualmente nella dieta.

Il colon irritabile può associarsi anche ad altre intolleranze, che possono riguardare le uova, il frumento, le patate, il caffè, la cioccolata, le bevande alcooliche, il fruttosio, il saccarosio, ecc.
Per potere individuare gli alimenti “a rischio” o comunque sospetti è buona norma tenere un diario alimentare che registri gli alimenti consumati nell’ arco di almeno una settimana. Questo permetterà di evidenziare la correlazione tra la comparsa di un sintomo e l’assunzione di un determinato alimento, orientando così le scelte alimentari in maniera più mirata e personalizzata (eliminare gli alimenti individuati per qualche settimana: se c’è un miglioramento del sintomo, si può provare a reintrodurre gradualmente, e uno alla volta, gli alimenti esclusi. L’esecuzione di test specifici per valutare le intolleranze alimentari (DRIA TEST) permetterà comunque una diagnosi più accurata ed una strategia dietetica più efficace.

L’IMPORTANZA DELLA FIBRA

La dieta non deve essere impoverita nel suo contenuto in fibra, in quanto la fibra aiuta a regolare la motilità intestinale e può esercitare un’ azione curativa sui sintomi del colon irritabile (soprattutto la stipsi, grazie all’ aumento della massa fecale e favorendo la progressione del contenuto fecale)
LA DOSE di fibra, sia essa di origine alimentare o sotto forma di integratore, dovrà essere aumentata gradualmente nel tempo fino a raggiungere il quantitativo ottimale di 30-35 gr al giorno.
Soprattutto chi non è abituato a nutrirsi con alimenti ricchi in fibra potrà inizialmente provare un aumento del senso di gonfiore addominale e di meteorismo, ma col passare del tempo questi sintomi si attenueranno e si apprezzerà un miglioramento complessivo dei sintomi durevole nel tempo
Per aiutare il proprio intestino ad abituarsi ad una dieta ricca in fibra, sarebbe utile inserire nella dieta degli alimenti PREBIOTICI, ovvero in grado di creare condizioni adatte alla crescita dei lattobacilli intestinali, che fermentando la fibra alimentare, le consentono di svolgere le sue funzioni.
Alcuni di questi alimenti sono i carciofi, l’aglio, la banana, il frumento e la cicoria.

CONSIGLI UTILI A TAVOLA……PER UNA PANCIA PIATTA!!

– masticare lentamente, ed evitare di parlare troppo durante i pasti per non ingerire aria (areofagia).
– evitare il consumo di bevande gassate e zuccherate
bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, anche sotto forma di tisane o altri liquidi.
– preferire pasti piccoli, frequenti e leggeri .
– aumentare gradualmente il contenuto in fibra alimentare, compatibilmente alla suscettibilità individuale.
– identificare eventuali intolleranze alimentari.

ALIMENTI CONTROINDICATI IN CASO DI GONFIORE INTESTINALE

LEGUMI (fagioli, piselli, fave, lenticchie, ceci ) da consumare, passati, non più di 2 volte per settimana e da evitare in caso di gonfiore già presente.
VERDURE quali, cipolla, cavolo, funghi, cavolfiore, broccoli, cavoli di Bruxelles, verza, rapa al massimo 2 volte alla settimana e non in associazione ai legumi.
FRUTTA zuccherina (uva, fichi, banana, cachi) da evitare. Comunque non consumare più di 2 frutti al giorno, compatibilmente alla tolleranza individuale.
DOLCIFICANTI ARTIFICIALI: SORBITOLO e MANNITOLO, presenti anche in caramelle o chewing-gum senza zucchero, da limitare,come anche lo ZUCCHERO, a non più di 2 bustine (o caramelle) al giorno.
Evitare il consumo di alimenti ricchi in grassi (fritti, insaccati, formaggi, carni grasse, maionese, panna montata, creme varie).
Sostituire il PANE ricco di mollica o poco cotto con crackers, grissini, fette biscottate o pane tostato.