Il maqui (si pronuncia ‘machi’) è una bacca prodotta da una arbusto che cresce sulla remota isola di Robinson Crusoe, sperduta nell’oceano al largo delle coste del Cile. Il nome ”Maqui” risale ai Mapuche, un’etnia indigena amerinda che abitava da sempre quest’area e che faceva largo uso di questo frutto, a cui già riconoscevano le valenze officinali.
Il maqui è definito il ”Super Berry”: la scienza, che ha tradotto in termini riscontrabili la saggezza popolare dei Mapuche, ha dimostrato che la sua polpa è un concentrato di polifenoli antiossidanti, di antociani e tra questi le delfinidine. Secondo il test ORAC (Oxigen Radical Absorbance Capacity), una metodica per la misura dell’azione antiossidante degli alimenti, il maqui esprime l’indice più elevato tra tutti i frutti analizzati (mirtillo, acai, goji…).
La rarità e l’eccellenza del maqui derivano anche dal fatto che una pianta adulta produce appena dieci chilogrammi di frutto ogni sette anni! Inoltre non è prevista alcuna produzione industriale e non esistono coltivazioni dedicate. La raccolta si effettua esclusivamente in ambiente originario nella foresta e viene svolta rigorosamente a mano.
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La ”vendemmia”, pertanto, è un processo lungo, faticoso e paziente che rende il maqui molto raro e prezioso, caratteristiche che vengono esaltate fagli elementi che la bacca contiene e che sono in grado di:
- esplicare una potente azione antiossidante agendo in maniera preventiva sulle degeneraizoni legate all’invecchiamento e aiutando le cellule ad adattarsi a tutti gli stress quotidiani
- fungere da antinfiammatori attivando il sistema di difesa delle cellule
- aiutare le cellule a conseguire uno stato energetico ottimale aumentando il potenziale di energia a loro disposizione